Πέμπτη 21 Απριλίου 2011

Μόσχα '94 (Красная площадь)

Η κόκκινη πλατεία (Krasnaya Ploshchad) και ο Ναός του Αγίου Βασιλείου (Собор Василия Блаженного)



1 σχόλιο:

  1. EGIDIO ORTISI
    JOLANDA ZAHARAKI: UN'ARTISTA, UNA DONNA
    A me pare che i disegni di Jolanda Zaharaki realizzino continuamente come la fusione di elementi diversi e spesso eterogenei quanto a struttura interna e che la per-sonalità dell'artista trovi proprio nell'operare tale commistione la via a lei più con-sentanea per realizzare la sua più autentica vocazione.
    Citando Foscolo, la Zaharaki ebbe modo nel marzo dell'anno scorso ad Atene di dichiarare a Mario Blancato e a chi scrive che l'originalità di «creatore» non con¬siste necessariamente nell'inventore contenuti mai utilizzati prima, perché tale ricat¬to spinge alla stramberia, al velleitarismo la maggior parte di coloro che ne tentano la via; essa originalità può esplicarsi nella maniera tutta personale di chi scrive, dise¬gna, ^compone di mescolare elementi formali e suggerimenti contenutistici da altri adoperati, anche i più abusati.
    E cosi, accanto all'interesse tutto moderno per gli scorci, per ipaesaggi, sempre giocati in un 'interessante mistione di linee e di volumi, puoi notare in Jolanda Zaha¬raki riferimenti continui alla dimensione allegorica, che a lei deriva dalla pratica quotidiana, dalla pregnanza, oserei dire, fisiologica della sua vita di giovane intellet¬tuale Greca. Attenzione a ciò che si muove nella contemporaneità e legame insolubi¬le col mondo antico si alternano nei disegni della Nostra, quando non si fondono in una lettura metaforica che, per esempio, nel primo disegno da noi pubblicato in questo numero, esprime il legame storico-geografico fra le isolette dell'Egeo e la sta¬tuetta marmorea di Keros, la quale sembra indicare, anche per la posizione in cui è collocata, il ponte ideale fra tanti pezzi di terra divisi dal mare e uniti dalla civiltà co¬mune.
    La Zaharaki mi sembra, peraltro, impegnata in una visione nettamente femmi¬nile della realtà storico-antropologica della Grecità. Ella rivendica, è chiaro, una po¬sizione di dignità per la donna all'interno di una società, come quella greca, in ritar¬do sotto tanti aspetti nel processo evolutivo del ruolo femminile e ne reclama il dirit¬to attraverso scelte culturali ben precise: non solo per mezzo dell'identificazione femminile del mare che regge la complessa realtà mito-climatica che lo circonda, ma soprattutto con l'utilizzo di quei visi femminili, che, visti di fronte e di profilo, ipo¬tizzano attenzione per la simmetria classicheggiante da una parte e per l'estro tutto decadente dall'altro, per l'armonia compositiva e lo screzio espressionista, ma so¬prattutto palesano una sensibilità e un interesse notevoli per le potenzialità espressi¬ve del volto e del corpo della donna.
    Così, antico e moderno, vissuto personale e immaginario collettivo, linee e vo¬lumi, mare e terra, laicità degli intenti e religiosità popolaresca (si seguano cupole e croci nel loro svolgimento dialettico), realismo descrittivo e finalità metaforiche si incontrano e mai si scontrano nelle realizzazioni figurali di Jolanda Zaharaki, un'artista e una donna alta ricerca di un'identità che non laceri il sostrato culturale di cui ogni Greco colto sembra impregnato, ma nel quale ci sia spazio anche per una rilettura al femminile, che reclama al Mito e alla Storia il diritto di esistere e di essere ascoltata.

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